Perché è importante l’umiltà per un tarologo?

Fotografia di Nicolò Ferrara

L’umiltà è uno dei vettori principali per la vita delle persone umane, di conseguenza è anche uno dei princìpi basilari di un tarologo.

Ma perché proprio l’umiltà? Cosa ha a che fare l’umiltà con delle carte?

È semplice, ma prima vi devo spiegare un paio di cose.

In tante discipline olistiche e correnti spirituali si è parlato di umiltà come un qualche cosa di fondamentale. È vero, è così, da lì non si scappa. L’umiltà è una sorta di neutralità, un annullamento delle proprie energie. Attenzione, non sto dicendo che noi come persone azzeriamo la nostra energia… sarebbe come morire. No.

Io intendo che diventiamo impercettibili, quasi come fossimo invisibili.

Ma allora è come dire essere neutri? Non propriamente. E cosa c’entra l’umiltà con la neutralità? Sono due concetti che vanno a braccetto, ma non sono la stessa cosa.

Ora, qui, parliamo dell’umiltà.

Nel Transurfing, tecnica molto utile per vivere al meglio la propria vita, appena la nostra “energia” (o meglio dire attenzione), viene messa in un unico punto con eccessiva importanza, si crea un eccesso di importanza e si forma una sorta di groviglio “energetico”.

(Cos’è il Transurfing? Il Transurfing è uno strumento di vita, leggi l’articolo in cui spiego cos’è uno strumento di vita cliccando qui)

Il mio intento non è di parlare di fisica quantica, ma solo di accennare a questo concetto del Transurfing. Per chi fosse interessato ad approfondire questo argomento il mio invito è di leggere la quintologia Reality Transurfing, in Italia edito sotto forma di cinque volumetti da Macro Edizioni.

In pratica, nel momento che noi eccediamo di importanza, creiamo uno squilibrio energetico e, di conseguenza, questo squilibrio ci fa letteralmente perdere l’equilibrio.

Sì, ma non intendo l’equilibrio fisico e corporale, intendo quello energetico.

Facciamo chiarezza. Ho un evento molto importante per me, inizio a darci troppo “peso” e, di conseguenza, creo uno squilibrio energetico. Questo peso sbilancerà le mie energie (in tutti i sensi), fino a rischiare di fare andare male quell’evento a cui tanto tenevo.

Nell’umiltà cosa avviene? Avviene che noi non diamo alcun tipo di importanza né ad un evento, né ad un commento, né ad una persona che è seduta di fronte a noi per una lettura coi Tarocchi.

In pratica rimaniamo padroni di noi stessi, siamo consapevoli delle nostre parole, delle nostre frasi e dei nostri gesti. Nulla ci importa. Anzi, di una cosa ci importa, ci importa di “essere lì”, in quel momento preciso della lettura dei Tarocchi, per la persona che si ha di fronte, ovvero il consultante.

L’umiltà serve anche per non farsi sopraffare dall’Ego.

Rimanerne vigili nei confronti di esso e, soprattutto, esserne dominatori (e non farci dominare da esso).

Provate a pensare un tarologo in preda al delirio del suo Ego durante una lettura dei Tarocchi. Che impressioni farebbe? Innanzitutto non sarebbe seduto di fronte a voi per voi ma, piuttosto, per se stesso.

Il resto lo lascio immaginare a voi.

Provate a pensare un lama tibetano, tipologia di persona che normalmente dovrebbe avere fatto un grande lavoro sul proprio Ego e sull’umiltà. Se dovesse essere racchiuso dal proprio Ego, manifestandosi quindi innaturale, risulterebbe un disastro il suo praticare quotidiano.

Certo, le eccezioni ci sono sempre.

È proprio azzerando l’importanza di sé che si crea il presupposto per poter effettuare una sana e piacevole lettura dei Tarocchi non manovrata da deliri di superiorità. Immaginate un lettore di Tarocchi che inizia ad abusare del proprio potere, a dire cosa sia bene e cosa sia male, cosa sia meglio fare, come agire, ecc ecc, magari aggiungendo pure che se non viene fatto come dice lui allora tu consultante starai peggio di prima!

Il risultato sarebbe questo: semplici deliri dannosi.

Ma per fortuna il tarologo ha fatto un lavoro su di sé, qualsiasi esso sia, che sia tramite uno o più percorsi di vita, o tramite studi, approfondimenti con autoguarigioni e sanazioni, che lo hanno portato ad evolvere fino ad espandersi espandendo la propria Coscienza, senza più la necessità di sentirsi un individuo singolo a sé ma, anzi, una componente facente parte del Tutto e di tutto ciò che gli sta attorno: del luogo, degli oggetti, della terra, dello spazio ma, soprattutto, del consultante stesso.

Aiutando il consultante stesso il tarologo sta, in realtà, aiutando se stesso, essendo parte e componente di sé.

(Continua…)


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